Crederci può fare e fa la differenza. Ho imparato che più tiri faccio più possibilità ho di fare goal. A volte si rivelano tiri inutili o addirittura sbagliati, ma saranno sempre quel millimetro in più di esperienza e conoscenza verso la meta. Ecco perché quando credo davvero in qualcosa continuo a tirare correggendo il tiro ogni volta. Qualcuno mi ha insegnato… “prima spara poi prendi la mira. Altrimenti non spari mai”.

Stamattina sono rimasta un po’ contrariata perché ho ricevuto un NO.
Non mi ha contrariato il NO in sé, più che altro mi ha infastidito che insieme al no non ci fosse altro. NO e basta. Questa cosa, questa persona, questo progetto non va bene per noi. Punto.
Senza una spiegazione, una motivazione, un feedback un po’ più specifico che potesse aiutarmi a correggere il tiro, a migliorare qualcosa…

Devo ammettere che la prima reazione è stata di rabbia, poi la rabbia si è trasformata in una serie di azioni. Una specie di rilancio che mi è venuto spontaneo. Uno slancio a ritirare i dadi a prescindere. A crederci ancora di più.

Prima di tutto ho risposto a queste persone chiedendogli qualche spiegazione perché potessero aiutarmi a comprendere, a correggere, a migliorare lì dove evidentemente c’erano e ci sono margini di miglioramento.

Ho ricevuto una risposta alquanto insoddisfacente: ci dispiace ma questo è il tipo di feedback che diamo. Non abbiamo abbastanza tempo per feedback più approfonditi.
Comprendo, e lo rispetto. Continuo a non condividere, ma questa è un’altra storia.

Poi, ho rimesso in moto la macchina. Mi sono chiesta se ero disposta a farmi fermare da questo no o da altri che ho ricevuto e che certamente riceverò. Se questo metteva in dubbio il mio credere o non credere in quello che sto facendo, o se poteva essere uno sprone a fare meglio e a fare di più.
E così ho fatto. Prima mi sono dovuta un attimo resettare; sì, ho dovuto metabolizzare un po’ le emozioni che stavo provando. Poi mi sono ricordata le 4 P del pensiero pessimista di Martin Seligman, mi sono interrogata sulle emozioni che stavo provando e sono riuscita ad andare oltre.
Il tipo di processo che ho fatto, parlando con me stessa, è stato sostanzialmente questo:

  • Permanente: il fatto che abbia ricevuto un no, in un giorno specifico, in un dato momento non ha nulla a che fare con tutti gli altri feedback che ho ricevuto in passato e potrò ricevere in futuro.
  • Pervasivo: Mi sono detta, Manu, occhio a fare di tutta un’erba un fascio!
  • Personale: Evitare assolutamente di prenderla sul personale, della serie, è colpa mia, sono sbagliata io… Gli americani dicono ‘garbage in.. garbage out’. Ecco, questi pensieri sono proprio il tipo di spazzatura più inutile.
  • Pesante: smettila di farla pesante, piuttosto… falla semplice! Questo ti darà l’energia giusta per alzarti e ricominciare.

Resto dell’idea che si possono dare e ricevere feedback più o meno funzionali. Come sempre ognuno è libero di scegliere. La cosa importante è che anche feedback negativi, un po’ sterili e/o poco entusiasmanti siano una spinta ad andare avanti. A fare di più e meglio, continuando a crederci. Ti sembrerà strano, ma potresti scoprire che sono proprio quei no che ti aiutano a farcela!

 

“Sono grato a tutte le persone che mi hanno detto “no”. Grazie a loro ce l’ho fatta da solo”.
Albert Einstein