Madre Teresa definiva la solitudine la povertà più terribile, associandola alla sensazione di non sentirsi amati.
Non so se sia la più terribile, di certo rappresenta molto più di una sensazione negativa e ha un impatto notevole sulla popolazione e sulla società con conseguenze neanche tanto nascoste. In un recente studio, riportato anche nell’articolo di Chris Westfall The Economic Impact Of Loneliness: Office Relationships Vs. Chat GPT su Forbes il 30/05/2023, il dottor Vivek H. Murthy, chirurgo statunitense, ha affermato che “l’impatto della disconnessione sociale sulla mortalità è simile a quello causato dal fumo di 15 sigarette al giorno.” Secondo i ricercatori dell’Università di Oxford le amicizie strette aumentano la produttività sul posto di lavoro. Inoltre, per quanto riguarda la qualità del posto di lavoro e la soddisfazione professionale, al primo posto ci sono le relazioni.
Da sempre gli studiosi come le condizioni sociali influenzino le relazioni umane e come queste relazioni influenzino la salute. Il 1° Giugno 2023 è stata pubblicata su BMC Public Health una ricerca sulla solitudine e l’isolamento sociale, ai quali vengono attribuite caratteristiche diverse: la solitudine è definita come una condizione percepita/soggettiva in cui un individuo è insoddisfatto della qualità e/o della quantità delle sue relazioni sociali; l’isolamento sociale è una condizione oggettiva caratterizzata dalla mancanza di contatti con altre persone e dal disimpegno da gruppi e attività sociali.
Studi empirici hanno indicato che la solitudine e l’isolamento sociale hanno un rischio di mortalità simile a quello del fumo di sigaretta, del consumo di alcol, dell’inattività fisica e dell’obesità.
Secondo quanto pubblicato sulla rivista Psychology Today il 30 Maggio 2023, riguardo alla solitudine ci sono dei falsi miti, da sfatare e ormai sfatati:
- La causa principale della solitudine è la mancanza di relazioni. Si tratta, più che altro, dell’assenza di legami sociali di qualità ad essere associata alla solitudine. Le ricerche, infatti, dimostrano che per prevenire i sentimenti di solitudine non è necessario far parte di un’ampia cerchia sociale o trascorrere molto tempo con gli altri, ma essere in grado di stabilire e mantenere solo un paio di relazioni sane e intime, può essere sufficiente a soddisfare il bisogno di amore, stima e appartenenza.
- Sono soprattutto gli anziani a soffrire di solitudine. Secondo la ricerca, la relazione tra solitudine ed età è debole. Solo le persone molto anziane (con più di 85 anni) sperimentano una solitudine significativamente maggiore rispetto alla popolazione generale. Inoltre, le ricerche indicano che una percentuale significativa di giovani dichiara di non avere amici e che il 30% dei Millennials si sente solo spesso o sempre.
- Solo i disadattati sociali si sentono soli. In realtà, la solitudine può anche creare disadattati sociali – individui che sentono di non essere desiderati, accettati, compresi o apprezzati dagli altri o dalla società in generale.
Senza voler per forza pensare male della tecnologia, poiché sono una sfegatata di tutto quello che rappresenta lo sviluppo tecnologico se, e sottolineo se, a servizio dell’umanità; tuttavia, è singolare che nella nostra Società, nell’era dei Social, delle Community di ogni genere, la solitudine dei giovani, delle persone nei posti di lavoro, delle mamme, dei figli, dei manager, dei nonni… stia crescendo in maniera galoppante.
Non ci starà fuggendo di mano qualcosa?
E se la risposta, come credo, è SI, come possiamo fare un cambio di rotta? Partendo ognuno dal suo ruolo, nel suo contesto, e dal suo, piccolo o grande, pezzo di responsabilità.
Grazie per aver letto. Il mio scopo nella vita è seguire le mie ispirazioni essendo me stessa nel fare ogni giorno le cose in cui credo per dare valore. Se ti è piaciuto questo articolo e credi possa essere utile ad altri metti like e/o commenta. Condividilo con la tua rete.
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