Un mese fa ho presentato personalmente, insieme a Robert Dilts, ricercatore, autore e consulente di fama internazionale, i primi risultati di uno studio sui fattori di successo nell’ecosistema salute. Lo studio è stato avviato in Italia a Giugno 2019 ed è condotto da me e dal Prof. Dilts con la metodologia del Success Factor Modeling che lui stesso ha sviluppato e che per la prima volta al mondo è stata applicata in ambito sanitario.
Qual è la differenza che fa la differenza nei casi di successo del Sistema Salute?
Questa è la domanda da cui siamo partiti con l’obiettivo di:
● identificare i fattori chiave associati alle performance di successo nei diversi settori dell’ecosistema salute
● mappare e organizzare i fattori chiave di successo in un modello
● sviluppare nuovi strumenti di assessment e percorsi di formazione adeguatiper trasmettere ad altri quei fattori chiave di successo e consentirne l’applicazione
Un mese fa, durante l’evento Success factor Modeling for Healthcare, al Centro Studi Americani, abbiamo presentato i risultati di questo primo periodo di studio. Abbiamo chiesto ai vari attori dei diversi settori dell’ecosistema salute (Clinici, Operatori Sanitari, Istituzioni, Università e Scuole di specializzazione, società scientifiche, associazioni di pazienti, pazienti e caregiver, organizzazioni di assistenza e servizi sanitari…) come definiscono il SUCCESSO nel Sistema Salute chiedendogli di pensare a esempi reali di casi di successo nel loro contesto, secondo la loro prospettiva.
E i fattori di successo principali che sono emersi riguardano la qualità della comunicazione con i pazienti e della relazione tra i membri del team. In particolare, il successo, per la maggioranza delle risposte (58%), è quando tutti gli attori sono coinvolti, per il 46% quando la relazione e interazione nel team è molto buona e per il 43% quando la comunicazione medico-paziente è chiara ed efficace.
Nell’esplorazione dei diversi livelli dei fattori di successo, ambiente, azioni, capacità, valori e convinzioni, identità e visione/scopo, le azioni chiave che hanno contribuito a determinare casi di successo sono: protocolli per comunicare e affrontare questioni chiave, forte interrelazione tra i professionisti, prescrizioni per rispondere a situazioni particolari, coinvolgimento e collaborazione, lavori di routine e procedure.
Analizzando il livello delle capacità e competenze, quelle più evidenziate sono le abilità comunicative (66%), di problem solving (58%); sul livello valori e convinzioni i fattori di successo sono identificati nelle competenze e aggiornamento (65% delle risposte) seguiti dalla priorità data al paziente (58%). I catalizzatori, cioè gli attivatori di cambiamento, sono stati indicati nel 49% delle risposte nel livello identità – senso di missione e appartenenza – seguiti dai connettori, intesi come i generatori di energia e connessione tra le persone (47%) mentre, a livello di visione, il fattore più importante è superare efficacemente sfide e difficoltà (52%).
La sintesi, con le rispettive parole chiave, è rappresentata nel modello SFM for Healthcare che abbiamo creato.
Alla luce di quello che è accaduto e sta accadendo in Italia (e nel mondo) a causa del Coronavirus, per tutto ciò che ha funzionato termini di efficienza nell’assistere e in una buona dose di casi nel guarire e per tutto ciò che NON ha funzionato, soprattutto per quanto concerne la comunicazione all’interno e all’esterno che ha evidentemente creato situazioni diffuse di panico nella popolazione (e non solo),
cosa sarebbe andato meglio o potrà andare meglio con una adeguata formazione, tempo e risorse dedicate per avere e seguire protocolli per comunicare e affrontare questioni chiave, co-creare prescrizioni per rispondere a situazioni particolari?
Mi sono soffermata su questi due punti perché sono aspetti che ho sentito toccare in questi giorni in diversi interventi di medici, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni. Ma credo che soffermandoci su ciascuno di questi fattori potremmo avere una valutazione importante sui punti di forza e sui punti di debolezza che si sono manifestati in questa situazione, delle nuove consapevolezze che potrebbero essere una buona occasione per correggere quello che non ha funzionato, rinforzare quello che ha funzionato e migliorare.
Lo studio proseguirà in Italia con la riapertura della survey a breve e con la fase di analisi qualitativa dei casi di successo e partirà nel 2020 in alcuni altri Paesi: Francia, Grecia, Spagna e Russia.
Perché questo studio?
Perché crediamo nel confronto, nella condivisione, nella crescita costante.
Crediamo che contribuire a creare un mondo migliore si può.
E soprattutto crediamo che possiamo farlo insieme.
Grazie.
Emanuela